Attualità
Soap opera da 2 minuti su smartphone e social. Costi bassi ma incassi da film

I social media e le piattaforme digitali stanno sempre più diventando simili a film e serie tv, con la lunghezza dei contenuti video che si sta riducendo per adattarsi all’attenzione limitata degli utenti, soprattutto dei giovani. Questo trend è stato notato da alcune aziende cinesi che, ispirandosi al successo di TikTok, stanno considerando l’idea di utilizzare brevi video verticali realizzati per smartphone anche nell’industria cinematografica e televisiva.
Le principali società cinesi di streaming video, come FlexTv, DramaBox e YouKu, stanno cercando di introdurre nel mercato statunitense soap opera con episodi di soli 2 minuti ciascuno, per un totale massimo di 100 episodi. Questo porterebbe a un totale di 200 minuti, equivalenti a 3 ore e 20 minuti di contenuti. Ci sono due possibili scenari: i episodi potrebbero essere trasmessi solo sui dispositivi mobili, oppure potrebbero essere adattati anche per la trasmissione televisiva.
Il principale ostacolo è il formato verticale dei video, che deve essere adattato per essere visualizzato su uno schermo orizzontale. Tuttavia, sembra che le aziende abbiano ingaggiato esperti per risolvere questa problematica e portare avanti il progetto.
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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