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Fini condannato per la casa di Montecarlo. 2 anni e 8 mesi

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Fini condannato per la casa di Montecarlo. 2 anni e 8 mesi

Il verdetto di un’operazione immobiliare complessa

Una oscura operazione immobiliare, dietro la quale, come affermato dal tribunale di Roma, era nascosta un’attività di riciclaggio di denaro. Ora, dopo sette anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, è arrivata la sentenza di primo grado per il caso legato all’acquisto di un appartamento a Montecarlo, situato al 14 Boulevard Princesse Charlotte.

Le condanne del tribunale

Dopo circa due ore di discussione in camera di consiglio, la quarta sezione collegiale ha pronunciato le sentenze. L’ex presidente della Camera Gianfranco Fini è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, la compagna Elisabetta Tulliani a 5 anni, 6 anni sono stati inflitti a Giancarlo Tulliani, 5 anni al padre Sergio e infine 8 anni a Rudolf Theodor Baetsen.

Le accuse

Il tribunale ha sostanzialmente accolto l’imputazione della Procura di Roma che accusa i cinque di riciclaggio. A Fini, che era presente in aula, i magistrati contestano “la condotta relativa all’autorizzazione alla vendita dell’appartamento”, escludendo l’aggravante e concedendogli le attenuanti generiche.

Le dichiarazioni di Fini

Non ho autorizzato la vendita dell’abitazione di Montecarlo a una società riconducibile a Giancarlo Tulliani. Quando ho dato l’ok non sapevo chi fosse l’acquirente“, ha commentato l’ex presidente della Camera lasciando il tribunale. Ha poi aggiunto: “Me ne vado più sereno di quello che si può pensare dopo 7 anni di processo. Ricordo a me stesso che per analoga vicenda una denuncia a mio carico fu archiviata dalla procura di Roma. Dopo tanto parlare, dopo tante polemiche, tante accuse, tanta denigrazione da un punto di vista politico sono responsabile di cosa? Di aver autorizzato la vendita. Non mi è ben chiaro in cosa consista il reato”.

La difesa

Infine, la difesa dell’ex parlamentare ha annunciato il ricorso in appello, sostenendo che il tribunale ha riconosciuto nei suoi confronti una sorta di “concorso morale” nell’attività illecita. Fonte

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Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai

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Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai

Arrestata “santona” a Ostia: prometteva di curare il cancro con l’ai, condannata a 9 anni. #Ostia #Truffa #Notizie

Una vicenda a dir poco incredibile si è verificata a Ostia, dove una falsa guaritrice, definita una vera e propria “santona”, è stata arrestata e condannata a nove anni di prigione. La donna era riuscita ad ingannare molte persone con la promessa di cure miracolose per il cancro, utilizzando presunti poteri spirituali e facendo affidamento sull’intelligenza artificiale.

L’arresto è avvenuto dopo un’indagine approfondita portata avanti dalle forze dell’ordine che hanno raccolto sufficienti prove contro di lei. “Una manipolazione del dolore altrui” è stata la definizione fornita dagli investigatori, i quali hanno sottolineato come la santona sfruttasse la disperazione delle sue vittime per estorcergli denaro.

La condanna è stata accolta con sollievo dalle vittime e dalle loro famiglie, molte delle quali si erano affidate a lei nella speranza di trovare una cura impossibile. “Una giustizia attesa da tempo”, ha commentato uno dei parenti delle vittime, esprimendo il sentimento comune di chi ha subito questo inganno.

Sebbene la sentenza rappresenti un’importante vittoria, resta la ferita aperta per chi ha vissuto questo dramma. La vicenda solleva interrogativi importanti sull’influenza e le possibilità di frode legate all’uso dell’intelligenza artificiale in ambiti così delicati.

Le autorità continuano a fare appelli alla popolazione affinché resti vigile e diffidente nei confronti di chi promette cure miracolose. Questa storia tragica è un monito su quanto sia essenziale verificare sempre la validità delle informazioni e delle pratiche mediche proposte.

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Orban e il Tango con l’Ue: Un Ballo a Passi di Attrito e Diplomazia

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Orban e il Tango con l’Ue: Un Ballo a Passi di Attrito e Diplomazia

Accordo storico o resa? I dazi tra USA e UE accendono il dibattito. 🌍🤔 #Trump #VonDerLeyen #Orban

C’è chi celebra l’accordo come un “enorme” traguardo, frutto di un “duro negoziato”, e chi invece, come il primo ministro ungherese Viktor Orban, lo vede come una “debolezza commerciale” dell’Unione Europea. “Donald Trump non ha raggiunto un accordo con Ursula von der Leyen, ma piuttosto si è mangiato la presidente della Commissione europea a colazione.” – Un commento pungente per sottolineare la forza di Trump rispetto alla presidente della Commissione.

Orban, notoriamente critico verso Bruxelles, non ha risparmiato le sue parole dure, affermando il suo disappunto per il nuovo impegno dell’UE di acquistare armi ed energia dagli Stati Uniti per circa 750 miliardi di dollari in tre anni. L’accordo, che fissa nuovi dazi al 15% a partire dal primo agosto, esclude materiali come acciaio e alluminio, i cui dazi rimangono al 50%.

“Trump è un negoziatore dei pesi massimi, von der Leyen dei pesi piuma”, ha aggiunto Orban, insistendo sul fatto che nonostante i tentativi di presentarlo come un successo, questo accordo non sarebbe stato positivo per l’Europa. Il leader ungherese ha chiarito che l’Ungheria si tirerà fuori dall’UE se i “vantaggi supereranno gli svantaggi”.

La metafora di Orban non passa inosservata, concludendo che l’accordo con gli Stati Uniti risulti “peggiore” di quello ottenuto dal Regno Unito. La tensione tra il mantenimento dell’alleanza atlantica e gli interessi europei continua ad alimentare il dibattito politico. Resta da vedere come l’unione gestirà queste divisioni in futuro.

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