Attualità
Arrampicata su ex fabbrica Penicillina per video social, 18enne precipita: ferito.

Incidente nella fabbrica abbandonata
È successo questa notte nell’edificio abbandonato su via Tiburtina. Il ragazzo era in compagnia di due amici che hanno immediatamente chiamato i soccorsi.
La caduta dal tetto dell’edificio
Tre ragazzi appena maggiorenni questa notte si sono introdotti nell’ex Fabbrica di Penicellina alla periferia di Roma lungo via Tiburtina. Il relitto industriale è da decenni completamente abbandonato. I giovani si sono arrampicati sull’edificio, per girare video e foto da condividere sui social hanno successivamente racontato, quando una delle lastre su cui si trovavano ha ceduto, e un ragazzo di diciotto anni è precipitato nel vuoto per sei metri rimanendo ferito.
L’intervento dei soccorsi
Gli amici hanno immediatamente chiesto aiuto e sul posto sono intervenute diverse pattuglie dei carabinieri della Stazione di San Basilio e della Compagnia di Monte Sacro, che hanno accompagnato l’intervento dei vigili del fuoco che hanno recuperato il giovane affidandolo così alle cure al personale sanitario del 118. Trasportato in ambulanza al pronto soccorso del Policlinico Umberto I è stato ricoverato in codice rosso, ma da quanto si apprende le ferite riportate non sarebbero gravi e le sue condizioni non destano particolare preoccupazione.
La situazione della fabbrica di penicillina abbandonata
L’ex fabbrica di penicillina è un relitto industriale abbandonato da decenni in una zona densamente abitate. Da anni si discute della sua bonifica, essendo pieno di sostanze tossiche e l’abbattimento. All’interno alcuni anni fa si era creato un vero e proprio slum abitato da senza fissa dimora, tossicodipendenti e migranti in transito nel nostro paese o richiedenti asilo. L’edificio è stato più volte sgomberato dalle forze dell’ordine ma ciclicamente c’è chi si introduce per cercarvi riparo. Nonostante le promesse e le discussioni in merito l’edificio, posto sotto sequestro nel 2015, giace nelle stesse identiche condizioni, anche dopo che è stato interessato da un vasto incendio.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
Ultime Notizie Roma
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?
È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.
Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica
Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.
Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.
La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.
La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.
Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.
-
Ultime Notizie Roma3 giorni fa
La sfida invisibile degli HR e la risposta di bValue
-
Ultime Notizie Roma4 giorni fa
IL BORSINO DELLE 12 | Roma, ore calde sul fronte Paredes: il Boca accelera. Kostic pista concreta, Ibanez si propone all’Atalanta
-
Roma e dintorni3 giorni fa
Incidente mortale a Roma, motociclista perde la vita sulla Salaria
-
Roma e dintorni2 giorni fa
Roma, accoltellato a morte in strada: omicidio sulla Colombo