Attualità
Giubileo, nessuno vuole la tensostruttura per ospitare i senza tetto a San Lorenzo

Dopo il II Municipio anche il consiglio comunale dice no alla tensostruttura per ospitare i senza tetto alle spalle della Stazione Termini, con un atto approvato insieme da parte dell’opposizione e della maggioranza, nonostante l’impegno del sindaco Gualtieri.
Nessuno vuole la tensostruttura per ospitare i senza tetto più volte annunciata nell’ultimo anno, e ora legata all’apertura dell’anno giubilare. Nonostante il sindaco Roberto Gualtieri abbia più volte annunciato che la struttura si farà, nessuno la vuole. Proprio quando Roma dovrebbe mostrare di essere vicino agli ultimi, non si riesce a trovare una sistemazione emergenziale per poche centinaia di persone. La scelta è quella di collocare la struttura nei pressi della Stazione Termini, perché proprio attorno alla stazione si concentra la presenza di clochard e uomini e donne senza tetto. Ma sono molte le resistenze dei residenti dei quartieri Esquilini e San Lorenzo, che non vogliono la struttura.
Nell’ultima riunione dell’Assemblea Capitolina, un atto presentato da Italia Viva si è trasformato in un documento condiviso da parte dell’opposizione e la maggioranza. che chiede al sindaco di “verificare la possibilità di individuare una nuova area per la collocazione della tensostruttura, alternativa a quella tra via di Porta San Lorenzo angolo via di Santa Bibiana”, aprendo “un dialogo le istituzioni preposte, con le commissioni consiliari competenti per materia, le istituzioni municipali, l’associazionismo e la comunità locale”. Un atto formale che…
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Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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