Attualità
Termini, Colosseo e metro: turisti nel mirino, arrestati 17 borseggiatori

Controlli a tappeto dei carabinieri tra le aree più turistiche, la stazione Termini e le banchine della metropolitana hanno portato all’arresto di 17 borseggiatori.
Una nuova ondata di controlli a tappeto alla stazione Termini per contrastare il fenomeno dei furti e dei borseggi nell’area di transito della stazione, e in particolare lungo le linee della metropolitana. L’azione dei carabinieri ha portato all’arresto di diciassette persone, tutte accusate del reato di furto. I militari hanno presidiato l’area riuscendo a fermare i borseggi in atto. In particolare un giovane di 18 anni di nazionalità egiziana, è stato fermato lungo via di Valle Aurelia mentre aveva strappata una collanina d’oro a un coetaneo dandosi poi alla fuga. I militari lo hanno notato mentre stava correndo subito dopo il furto, e lo hanno inseguito riuscendo a fermarlo e identificarlo. La collanina è stata contestualmente riconsegnata al proprietario.
Alla fermata Cavour invece un 29enne è stato arrestato mentre borseggiava un turista di nazionalità azera. I militari lo hanno notato e fermato subito dopo, trovato in possesso di una busta contenente 12.500 dollari che aveva all’interno di un marsupio. Stessa scena a metro Spagna, dove tre giovani tra i 21 e i 34 anni, residenti a Anzio e tutte sorelle, dopo che avevano preso di mira una turista tedesca. A Termini, sempre in metro, due giovani cileni di 24 e 25 anni, senza fissa dimora e con precedenti specifici, sono state arrestate mentre derubavano un turista scozzese.
Su un bus della linea…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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