Attualità
Una ragazzina di 12 anni accoltella il compagno di classe a scuola: forse aveva fatto la spia alla prof

È successo nel cortile della scuola Vivaldi nel comune di Marino, Castelli Romani a pochi chilometri da Roma. Il bambino ferito non è in pericolo di vita.
Una ragazzina di 12 anni ha accoltellato un compagno di classe nel cortile di una scuola nel comune di Marino, Castelli Romani a pochi chilometri da Roma. I due studenti avrebbero litigato per motivi ancora da chiarire nei giorni precedenti. Sul posto sono arrivati i carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo.
Dopo il fatto la studentessa ha subito contattato, in lacrime, il 112 ed è stata lei stessa, quindi, ad avvertire per prima i carabinieri. I militari che hanno effettuato il sopralluogo hanno trovato il coltello utilizzato poco prima dalla dodicenne e stanno ora cercando di ricostruire l’episodio nei minimi dettagli.
Il bambino ferito è stato soccorso dal personale sanitario del 118 e accompagnato in codice giallo all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Stando a quanto si apprende, non sarebbe in pericolo di vita.
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I motivi del gesto: i due compagni di classe avevano litigato per i compiti
Stando a quanto apprende Fanpage.it, l’episodio è avvenuto intorno alle 8.15 di questa mattina, all’apertura della scuola. Il coltello utilizzato dalla ragazzina è un coltello da cucina, con cui avrebbe ferito il compagno sul braccio e sul dorso della mano. È stata lei stessa, piangendo, a telefonare ai…
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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