Attualità
Quattordicenne ferisce un compagno di classe alla schiena con un caccciavite e lo manda in ospedale

Un quattordicenne è finito in ospedale con 5 giorni di prognosi, aggredito da un compagno di classe e ferito con un cacciavite.
Immagine di repertorio
Violenza tra giovani a Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone. Vittima dell’aggressione è un quattordicenne, finito in ospedale. Ad aggredirlo è stato un compagno di classe, che lo ha picchiato, prendendolo a calci e pugni e lo ha ferito con un cacciavite alla schiena. L’episodio è avvenuto qualche sera fa nel Frusinate, l’adolescente che è dovuto ricorrere a cure mediche ha ricevuto cinque giorni di prognosi.
Secondo quanto ricostruito al momento dell’accaduto erano circa le ore 21, il quattordicenne era uscito con alcuni amici per trascorrere una serata insieme. Pare che un coetaneo lo ha raggiunto e lo ha picchiato, ha impugnato un cacciavite che aveva con sé e lo ha ferito alla schiena. Poi se ne è andato.
Il 14enne medicato con 5 giorni di prognosi
L’adolescente rientrato a casa ha raccontato tutto ai genitori, che lo hanno portato all’ospedale Santa Scolastica di Cassino, dov’è stato medicato e ha ricevuto una prognosi di cinque giorni per le ferite riportate.
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Sulla vicenda sono intervenuti i carabinieri della stazione locale, che hanno ricostruito l’accaduto. Non è chiaro il motivo dell’aggressione. Non è la prima volta che nel Frusoinate si verificano fatti del genere tra…
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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