Cinema
RECENSIONE Film Permette, Alberto Sordi a cura di Tommaso Bucciarelli
RECENSIONE Film Permette, Alberto Sordi – L’attore di questo film è stato uno dei migliori per moltissimi anni, ci ha fatto conoscere molti lati di lui e con questo film, ne conosceremo un altro.
RECENSIONE Film Permette, Alberto Sordi a cura di Tommaso Bucciarelli
A cento anni dalla sua nascita, la Rai ci fa conoscere la parte meno nota della storia di uno dei pochi attori conosciuti da tutti gli italiani, e se non hai capito a chi mi riferisco: Permette, Alberto Sordi.
Biografica commedia, distribuita dalla Rai è un film di 108 minuti, sotto la regia di Luca Manfredi, il personaggio principale è lo sceneggiatore e protagonista Edoardo Pesce (Alberto Sordi) accompagnato principalmente da Pia Lanciotti (Andreina Pagnani) e Alberto Paradossi (Federico Fellini), con brevi ma significative apparizioni di Paola Tiziana Cruciani (Maria Righetta Sordi).
È il 1937, e un giovanissimo Alberto si sta preparando per andare a lavorare nell’albergo di Milano, ed incontra di passaggio Vittorio De Sica, al quale ricorda che sta facendo l’Accademia per il cinema.
Nelle prove dell’Accademia, si esibisce ma viene interrotto dall’insegnate che gli dice di gesticolare troppo e d’essere troppo sfacciatamente romano, lui fa presente di esserne fiero e lei lo caccia.
Torna a Roma e accenna una bugia all’intera famiglia dicendo che era crollato il soffitto all’Accademia, cosicché è dovuto andare via e non sa se lo richiameranno, ma quando rimangono soli, la madre Maria gli da uno schiaffo perché sente che lui stia mentendo, e lui si scusa e la abbraccia.
In una film dove fa la comparsa, conosce una ragazza con la quale poi inizia una relazione, ed una sera escono a vedere un film, il nastro si brucia interrompendo la visione e Alberto conosce Federico Fellini, uno sceneggiatore povero, sconosciuto, alle prime armi, e che diverrà un suo stretto amico.
Presentandosi qual e là senza sosta, nonostante sia poco più che ventenne, riesce a fare un provino dove cercano un quarantenne per doppiare Olio (Oliver Hardy), e viene ingaggiato.
Le entrate sono misere, e lui lascia la sua compagna perché lei cerca una relazione serie, e lui vuole impegnarsi il più possibile per seguire la sua passione recitativa, ed essendo un conoscente di Aldo Fabrizi, in una cena che fa insieme a lui, gli viene presentata la già conosciuta attrice Andreina Pagani, che sembra affascinata dalla simpatia di questo bravo doppiatore.
Anche se al momento non è possibile farlo, voglio mandare un abbraccio d’affetto in formato non rischioso e virtuale a Edoardo Pesce, attore che recita straordinariamente il ruolo di Sordi.
Non appena sono venuto a sapere che avrebbero presentato questa fiction, come immagino molti appassionati e sentimentalmente legati al personaggio che ha reso, insieme a pochi altri illustri, il cinema italiano un’emozione ricca, avevo il timore che fosse una sciatta o troppo modesta esposizione di questo immenso talento, ma ho iniziato a ricredermi vedendone i trailer, ove Edoardo mi sembrava mostrasse in maniera accettabile questo ruolo.
Ma i trailer dicono poco.
Alla visione del film, sono stato colpito dalla movenza e dalle espressione di Edoardo, che sembravano esattamente pari a quelle della buonanima tragicomica.
Paradossi ricorda molto il premiatissimo Fellini, per la Lanciotti posso scrivere solo che ha ricalcato quello che immagino della Pagnani.
È un bene sottolineare che in tutta la pellicola, è sempre centrato il ruolo di un Edoardo che fa tornare presente anche Alberto.
Quelle risatine, o le espressione corrucciate, la fronte spesso tirata, quei movimenti dinoccolati e la simpatia sempre vispa, rendono questa opera un tributo importante a all’attore che, non so se te l’ho fatto presente a sufficienza, io adoro, e reputo che questo far presente il fatto che lui non sia mai stato formalmente un attore, ovvero non un professionista studioso, e che anzi ha preso la sua strada allontanandosi da quelle forme che erano ferme, senza aperture al futuro, fa si che la mia idea del credere in se stessi per arrivare alla meta della propria passione, vi si identifichi inesorabilmente.
Volere è potere, e se non arrivi al tuo obiettivo, vuol dire che non lo hai voluto abbastanza.
Conoscevo già la storia di Sordi, ma voglio complimentarmi con tutti gli attori che hanno interpretato ruoli anche estremamente conosciuti per il talento di quelli reali.
Alla fine del film, c’è una tra le scene più famose interpretata realmente da Alberto Sordi, un cult, ed appena è comparsa, una lacrima di ricordo mi ha rigato il viso.
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