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Cronaca

ROMA Nuovi traffici di droga sventati dalla PS: 3 minori denunciati

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ROMA Nuovi traffici di droga sventati dalla PS: 3 minori denunciati

ROMA Nuovi traffici di droga sventati dalla PS: anche 3 minorenni tra i coinvolti.

ROMA Nuovi traffici di droga sventati dalla PS in varie zone della Capitale. Il primo è stato scoperto dagli uomini del Commissariato Celio, insospettiti dall’atteggiamento guardingo di un uomo. Zaino in spalla, a passo svelto quest’ultimo si è diretto verso il capolinea degli autobus della stazione Tiburtina. Nigeriano, 25 anni, è stato controllato e trovato in possesso di un involucro con 1,2 grammi di marijuana. Lo stupefacente era nascosto tra della canfora, che lo straniero aveva messo nello zaino per confondere l’olfatto delle unità cinofile. Arrestato, è stato condotto in carcere.

Stessa sorte per una romana di 27 anni, già nota alle forze dell’ordine. Le quali hanno accertato come la donna avesse allestito presso la propria abitazione una base operativa di spaccio. Il blitz decisivo, dopo alcuni appostamenti, venerdì scorso: alla vista degli agenti, la 27enne prima con urla ha allertato la persona che era con lei, poi ha provato a sbarazzarsi dello stupefacente in suo possesso gettandolo dalla finestra del bagno. L’involucro è stato tuttavia recuperato e sequestrato, al pari di materiale per il confezionamento, due coltelli da cucina a seghetta e un altro involucro contenente 0,25 grammi di cocaina. Altri 4 grammi di hashish e 0,9 di cocaina sono stati invece rinvenuti in un armadio in camera da letto. Sequestrati inoltre 720 euro in contanti. Insieme alla donna, in manette è finito anche un romano di 28 anni, anche lui con precedenti.

Gli agenti della sezione Volanti hanno invece arrestato, in flagranza, per detenzione di stupefacenti, un romeno di 21 anni. Notata l’auto dei poliziotti, l’uomo ha effettuato una brusca manovra, che però non gli ha impedito di essere raggiunto e fermato in via Sileno. Durante il controllo, ha poi mostrato segni di insofferenza, non sapendo altresì giustificare la sua presenza sul posto. La successiva perquisizione personale ha portato al rinvenimento di 10,23 grammi di marijuana e 14,6 di hashish, oltre a 35 euro in contanti e a un telefono cellulare. Dall’analisi di quest’ultimo, si è scoperto che il 21enne praticava una fiorente attività di spaccio, con consegna a domicilio. Altri 825 grammi di hashish e 424 di marijuana sono stati invece rinvenuti presso l’abitazione, dove l’uomo nascondeva anche 7620 euro in contanti e materiale per il confezionamento.

Durante un controllo in via Francesco Bonafede, è stato invece notato un ragazzo nascondersi dietro un’auto in sosta. Sottoposto a controllo, il 19enne, romano, ha consegnato spontaneamente due involucri con cocaina e hashish. Altri 5,35 grammi di coca, oltre a un bilancino di precisione sporco di stupefacente, sono stati invece rinvenuti presso l’abitazione del ragazzo. Che è stato arrestato per detenzione a fini di spaccio. Sempre durante un controllo, gli agenti sono stati insospettiti da un motoveicolo che, alla loro vista, ha cambiato improvvisamente direzione. Alla guida un 30enne romano, trovato in possesso di 3,42 grammi di cocaina e di 6mila euro in contanti. Altri 107 grammi di hashish e due bilancini sono stati invece trovati nella sua casa. In manette inoltre un 19enne albanese, senza fissa dimora: in suo possesso, sono stati trovati 55 grammi di marijuana e 150 euro in contanti.

Un altro uomo è stato invece fermato a bordo di uno scooter nero: ad alta velocità aveva appena superato un incrocio nonostante il semaforo rosso. Accortosi poi di essere seguito dagli agenti, ha gettato a terra un involucro. Recuperato, quest’ultimo è risultato contenere 4,5 grammi di cocaina. Agli agenti il 59enne romano ha raccontato di stare portando lo stupefacente da una sua amica, di cui però non ha voluto fornire le generalità. L’uomo è stato così arrestato per detenzione a fini di spaccio. Stessa sorte per un romano di 36 anni, con precedenti: fermo al semaforo a bordo di un’auto, al verde non è ripartito, ma ha aspettato che la volante si allontanasse. Un atteggiamento che ha insospettito gli agenti, che hanno proceduto a un controllo: in suo possesso sono stati così trovati 14 involucri di cocaina, sequestrati al pari di un bilancino e materiale per il confezionamento trovati nella sua abitazione.

Il G.R.A. è stato invece teatro del fermo di un 78enne romano: durante un controllo, nello sportello anteriore dell’auto su cui viaggiava (poi sequestrata), sono stati infatti trovati 205 grammi di cocaina. In via Prenestina, sempre a seguito di un controllo, è stato invece fermato un 45enne romano, che viaggiava su una moto. Nei suoi slip sono stati trovati 6 involucri di cocaina e 440 euro in banconote di piccolo taglio. In manette, ad opera degli uomini del commissariato San Basilio, è finito anche un 29enne romano, con precedenti: in suo possesso, sono stati infatti trovati alcuni grammi di cocaina. Ulteriori 6 grammi di stupefacente sono stati rinvenuti nella sua abitazione e sequestrati, al pari di 740 euro in banconote di piccolo taglio.

Gli agenti della Romanina hanno invece arrestato due romani di 54 e 52 anni, per detenzione a fini di spaccio. I due gestivano l’illecita attività presso un appartamento di via Cesare Vivante, dove coabitavano. L’immobile è stato perquisito e all’interno sono stati rinvenuti 51 grammi di hashish, 30 euro in contanti, un bilancino e materiale per il confezionamento. A Trastevere, infine, sono stati controllati i luoghi della movida più frequentati dai giovani. Tra questi, via della Cisterna, più volte segnalata dai residenti come sede di disturbi e schiamazzi nelle ore notturne. Fermati e denunciati in stato di libertà 3 ragazzi, sorpresi a vendere stupefacente. Tutti minorenni, in loro possesso 40 grammi tra hashish e marijuana e 165 euro in contanti.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?

È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.

Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica

Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.

Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.

La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.

La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.

Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.

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