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ROMA La Polizia controlla la sponda del fiume Tevere e rintraccia moltissime persone scomparse

ROMA La Polizia Controlla a tappeto tutta la zona del fiume Tevere e la zona Colombo individuando diverse persone con denuncia di scomparsa a seguito
ROMA La Polizia Controlla a tappeto il fiume Tevere e la zona Colombo – La Polizia di Stato del commissariato Colombo insieme alla Reparto Prevenzione Crimine Lazio, della Polizia Fluviale Tevere, dell’Unità Cinofila antidroga e con personale della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma hanno svolto dei controlli. Si sono concentrati lungo la sponda del fiume Tevere da Riva Ostiense, altezza Ponte dell’Industria fino all’inizio della via del Mare a mezzo di natante e a mezzo di personale a terra. Qui, hanno scoperto l’esistenza di un piccolo rifugio in legno dove all’interno vi erano presenti un uomo e una donna di nazionalità romena.
ALTRA PERSONA TROVATA
Ma non solo, hanno scovato altri due casotti in legno e lamiera con all’interno un cittadino polacco. Effettuando dei controlli sulla Banca Schengen è venuto fuori che l’uomo aveva una denuncia di scomparsa emessa dai suoi familiari nel suo paese di origine. A questo punto la Polizia ha avvertito subito i parenti che sono riusciti a parlare con l’uomo che ha motivato il suo allontanamento rassicurandoli. Ora l’uomo grazie all’aiuto della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma ha trovato un rifiuto in uno Centro di Accoglienza.
ALTRI CONTROLLI
E’ stato trovato anche un insediamento abusivo composto da 3 casotti in legno e 3 tende manufatte, occupato da 4 cittadini romeni ed un casotto in lamiera dove al suo interno è stata trovata una coppia di cittadini romeni; uno di questi, è risultato avere precedenti di polizia e più volte arrestato. Nei suoi confronti è emersa anche una segnalazione Schengen relativa alla richiesta di accertamenti sulla sua residenza, informazioni attinenti la residenza, l’attività svolta nonché una utenza telefonica da riferire all’autorità competente.
Al termine delle verifiche sulla sponda del fiume tutti i cittadini trovati, fatta eccezione dello scomparso, hanno rifiutato la sistemazione alloggiativa a loro offerta. I controlli sono poi proseguiti nella zona di competenza del commissariato dove gli agenti hanno identificato 124 persone di cui 74 italiani, 50 stranieri di cui 63 con precedenti di polizia. Effettuato anche 1 posto di controllo durante il quale sono stati sottoposti a verifica 19 veicoli.
Una persona è stata accompagnata in commissariato per la notifica di un provvedimento da parte del Prefetto di Roma relativo all’uso personale di sostanza stupefacente. 2 cittadini stranieri, un tunisino ed un marocchino sono stati accompagnati presso l’Ufficio Immigrazione per verificare la loro posizione sul territorio nazionale. Invece, sempre sulla Banca Dati Schengen a carico di un cittadino malese è emerso una segnalazione di richiesta di informazioni attinenti la residenza, l’attività lavorativa e l’utenza telefonica.
Infine, onde verificare eventuali assembramenti e armonizzare così le attività attualmente consentite con il rispetto del c.d. distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, gli agenti hanno effettuato dei controlli in largo Beato Placido Riccardi, via Corinto, via Ostiense, nei pressi della Basilica San Paolo, parco Schuster e via dei Conciatori dove non è stato rilevato nulla di anomalo.
Roma e dintorni
Roma, abusava delle allieve minorenni: arrestato allenatore di Taekwondo

(Adnkronos) – La polizia ha arrestato a Roma un allenatore di Taekwondo accusato di violenza sessuale aggravata perché avrebbe abusato di almeno tre ragazzine a partire dal 2023. Secondo quanto ricostruito l’uomo, che lavorava in una palestra in zona Pietralata, era riuscito a guadagnare la fiducia delle famiglie e delle allieve, iniziando ad avvicinarle e ad abusare sessualmente di loro, grazie alla sua capacità manipolatoria.
A dare il via alle indagini, la denuncia di una mamma che, a partire da alcuni comportamenti anomali della figlia, era riuscita a farsi raccontare le violenze subite: secondo chi indaga, le violenze si consumavano all’interno del centro sportivo o nell’autovettura che l’istruttore, grazie al favore che aveva ormai acquisito tra le famiglie delle sue allieve, utilizzava per riaccompagnarle a casa dopo averle trattenute oltre l’orario di allenamento. Le pressioni e gli abusi non avevano incontrato una battuta d’arresto neppure dopo il rifiuto delle vittime: una di loro, pur di non continuare a subire violenze, aveva deciso di abbandonare la disciplina.
Ultime Notizie Roma
Quando a tradire è chi dovrebbe proteggere: la scuola e il dovere della vigilanza

La condanna a sette anni di carcere inflitta al professore di chimica di due scuole romane, accusato di aver molestato cinque studenti quindicenni e di possedere materiale pedopornografico, segna una tappa dolorosa ma necessaria in una vicenda che scuote nel profondo la fiducia delle famiglie nella scuola.
Le testimonianze dei ragazzi, le denunce coraggiose dei genitori, i filmati dei carabinieri hanno tolto ogni dubbio sulla realtà delle violenze subite. La pena inflitta — già ridotta per la scelta del rito abbreviato — è severa ma, per molti, comunque insufficiente per il dolore causato alle vittime.
Eppure questa sentenza deve rappresentare soprattutto un punto di partenza, perché non basta condannare chi ha commesso il male: bisogna interrogarsi sulle condizioni che lo hanno permesso e sulle azioni da mettere in campo per prevenire casi simili.
Come è possibile che un professore già sotto indagine sia rimasto al suo posto, continuando a «scherzare e toccare» ragazzi inermi? Come è possibile che la segnalazione di un collega e i comportamenti «poco professionali» osservati dai compagni non siano bastati a fermarlo prima? Cosa manca nei nostri istituti, nelle procedure disciplinari, nella formazione del personale e nella vigilanza interna?
La sicurezza psicologica e fisica dei ragazzi deve venire prima di ogni altra considerazione: occorrono linee guida chiare, sportelli di ascolto, formazione specifica per il personale e una cultura che non banalizzi certi comportamenti come “scherzi”, ma li riconosca subito come violenze.
Sette anni di carcere e l’interdizione perpetua da ruoli a contatto con minori impediranno a quell’uomo di fare altri danni, ma la sfida più grande è fare in modo che quei ragazzi, e tutti i loro coetanei, possano tornare a sentire la scuola come una casa sicura.
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