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INCHIESTA – Matrimoni un anno dopo: sposi abbandonati e settore dimenticato

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INCHIESTA – Matrimoni un anno dopo: sposi abbandonati e settore dimenticato

Uno dei settori più danneggiati dalla pandemia è stato quello dei matrimoni: nessun ristoro e cerimonie vietate

Questo matrimonio non s’ha da fare“, così scriveva Alessandro Manzoni nel Capitolo I de “I promossi sposi”. E purtroppo questa frase riassume benissimo la situazione matrimoni in Italia. Con lo scoppio della pandemia sono stati annullati migliaia di matrimoni, mandato il settore in crisi con ricavi pari allo zero anche per la destination wedding. Il sud Italia, particolarmente scelto dagli stranieri, ha subito i danni più grandi, ma in tutta Italia i mancati introiti sono pari a milioni di euro. Come è potuto accadere? Il Governo Conte non ha mai preso in considerazione la filiera del wedding in nessun DPCM, menzionandolo solamente tramite il divieto di cerimonie (se non in numero massimo di 15 o 30 persone) con l’abolizione del ricevimento in ristoranti e ville.

IL DRAMMA DEGLI SPOSI ABBANDONATI

Se i ristori per le azinede non sono mai arrivati oppure giunti in forma molto ridotta, per gli sposi non c’è stata menzione e nessuna presa di posizione. Tantissime coppie hanno dovuto annullare la fatidica data nel 2020, spostandola spesso a dopo l’estate, ma anche qui, da ottobre in poi, hanno visto svanire il loro sogno con altri divieti assoluti che non permettevano la celebrazione. Oggi, un anno dopo dallo scoppio della pandemia, la situazione non è cambiata. Gli stessi sposi si ritrovano nuovamente in un limbo dove non sanno più cosa fare. Spostare nuovamente la data? Ma a quando? E se invece si potrà celebrare il matrimonio, come verrà celebrato? L’imminente decreto legge di Draghi pare essere sulla stessa linea dei DPCM di Conte, solamente con la menzione “divieto feste e ricevimenti al seguito di cerimonie religiose”. Sono centinaia gli sposi che hanno visto spezzarsi un sogno senza ricevere nessun aiuto o segnale di fumo.

UNA PICCOLA SPERANZA

In questi mesi Assoeventi – Confindustria e Federmep hanno alzato la voce e chiesto a più riprese incontri con delegati del governo per stilare un protocollo per la ripartenza del settore. Le prime voci davano la ripartenza delle cerimonie da aprile, ma nessuna conferma è ancora arrivata. Le due associazioni stanno lavorando su più tavoli anche con le singole Regioni, per poi dar via ad un protocollo unitario valido per tutta Italia. Importante in tal senso anche la proposta di protocollo sanitario presentata a Montecitorio da Luigi Auletta, responsabile del settore wedding e eventi di Confesercenti Campania. Il protocollo prevede la somministrazione di un test salivare non invasivo attendibile al 97%, da effettuare sugli sposi e gli invitati a due giorni di distanza dal matrimonio. Oltre a questo previsto naturalmente tutte le consuete procedure di protezione (distanziamento, mascherina e igienizzazione delle mani). Al momento non ci sono ancora novità e/o protocolli definitivi, ma almeno si stanno accendendo i riflettori su un settore abbandonato a se stesso, che coinvolge moltissimi tipi di fornitori: ristoranti, fotografi, atelier di abiti per cerimonie, macchine a noleggio, parrucchieri e altri ancora.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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