Attualità
“Senza stipendio e citata per danni perché incinta”: la storia triste di Lara Lugli

“Senza stipendio e citata per danni perché incinta”: la storia triste di Lara Lugli.
Lara Lugli di professione fa la pallavolista e militava nel Pordenone Volley. Almeno fino a due anni fa: dopo aver comunicato alla società di aspettare un bambino, ha infatti dovuto sciogliere il contratto. E qui per lei sono cominciati i guai: ha dovuto infatti adire le vie legali per ricevere uno stipendio che le spettava e che il club non voleva corrisponderle. Quest’ultimo, in risposta, nei giorni scorsi, le ha inviato nientemeno che una richiesta di danni. A raccontarlo, sui social, è la stessa Lara, che nel frattempo ha purtroppo perso il bambino per un aborto spontaneo.
“Mi accusano – spiega – che, al momento della stipula del contratto, considerati i miei 38 anni, avrei dovuto informarli subito del mio desiderio di gravidanza. Secondo loro avevo un ingaggio troppo alto e, dopo la mia assenza, la squadra è crollata in campionato e ha perso molti sponsor“. Accuse cui Lara risponde, non senza un pizzico di ironia: “Non sapevo che il mio manager gli avesse puntato una pistola alla tempia per fargli accettare le condizioni d’ingaggio. Ingaggio che non doveva essere così elevato se senza di me la posizione in classifica è precipitata. Ma poi esiste un’età stabilita per avere un figlio?“.
“Non vorrei – aggiunge – che per adempiere ai vincoli contrattuali stiano calpestando i diritti delle donne, l’etica e la moralità. Leggere la richiesta, redatta tra l’altro da un’avvocatessa, mi ha sdegnata. Per fortuna quella stessa sera avevo allenamento e così mi è tornato il sorriso. A 41 anni gioco ancora, ma il fatto grave resta e non può diventare un precedente“.
Lara spiega poi i motivi che l’hanno spinta a denunciare: “Lo faccio perchè in futuro altre atlete non si trovino nella mia stessa situazione. Una donna, se rimane incinta, non fa danno a nessuno e nessuno deve risarcire“. E il suo appello non è caduto nel vuoto: la deputata Laura Boldrini ha infatti annunciato su Twitter che presenterà un’interrogazione parlamentare su questa storia.
Che dimostra una cosa: come diceva il giovane allievo di Paolo Villaggio in ‘Io speriamo che me la cavo’, “l’8 marzo la donna può essere uguale all’uomo”. Per gli altri 364 giorni dell’anno, invece, la strada da fare è ancora molto lunga. Forse troppo.
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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