Cronaca
OSTIA Colpo al clan Spada: in manette due giovani rampolli
Clan Spada, nuovo scacco delle forze dell’ordine in quel di Ostia

Clan Spada, altre due ‘perdite’ a Ostia per mano della Polizia di Stato.
Clan Spada – Si tratta di un 34enne e un 31enne, figli del capostipite Armando e rampolli emergenti della dinastia. Per la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, devono rispondere di reati gravissimi. Traffico di droga, estorsione, sequestro di persona, associazione a delinquere, fino alla riduzione in schiavitù. Il tutto con l’aggravante del metodo mafioso già costato diversi ergastoli ai membri della famiglia Sinti.
A dare il via al processo che ha portato all’arresto una madre, con una chiamata, in lacrime da un bagno, agli agenti del X Distretto. La donna non ne poteva più di vedere i suoi figli ridotti in uno stato pietoso per pochi grammi di crack. Gli aguzzini infatti li sequestravano, torturavano, seviziavano e infine umiliavano diffondendo sui social i video di queste scene. Per rifondere i debiti accumulati dai ragazzi per l’acquisto della cocaina, una loro sorella era stata addirittura costretta a prostituirsi. Non solo: la donna per anni aveva dovuto pagare al clan un ‘affitto’ di un garage occupato in via Forni.
Una situazione, circondata da una cortina impalpabile e complice di omertà, che alla fine questa madre-coraggio ha deciso di spazzare via. E lo ha fatto usando l’arma più potente a protezione dei propri cari: la legalità. Le indagini lampo, favorite dalla fiducia dell’intera famiglia della donna, hanno permesso agli inquirenti di trovare importanti riscontri. I quali, trasmessi alla Procura di Roma, hanno condotto questa notte ai due fermi di indiziato di delitto. L’abitazione abusiva è finita invece sotto sequestro e sarà presto riconsegnata alla legalità.
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
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