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Cronaca

Stop al mercatino di Natale a Piazza Navona: Covid e burocrazia negano la tradizione

Stop al mercatino di Natale a Piazza Navona: le motivazioni all’origine della decisione

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Stop al mercatino di Natale a Piazza Navona: Covid e burocrazia negano la tradizione

Stop al mercatino di Natale a Piazza Navona. Saranno feste più tristi quelle di quest’anno per i romani, privati dei banchetti e della tradizionale giostra. E che per questo devono ‘ringraziare’ in particolare due fattori: il primo è l’emergenza sanitaria dovuta al Covid, che negli ultimi giorni ha rialzato la testa con un deciso aumento dei contagi. Il secondo è la burocrazia, che giudica i ‘tempi tecnici’ non sufficienti per dare avvio alle varie fasi dell’iter. Il periodo che va dal 1° dicembre, giornata di apertura del mercatino, al 6 gennaio, il calo del sipario con il passaggio della Befana, vedrà una Piazza Navona desolatamente vuota e spenta. E con gli operatori, a cui appena un anno fa era stata rinnovata la concessione per altri dieci, a casa. Uno stop tuttavia certamente non inaspettato: già lo scorso aprile, infatti, una nota della sindaca Raggi invitava gli uffici, in funzione della prudenza e della salvaguardia della salute pubblica, ad “adottare i necessari atti volti a sospendere la manifestazione anche per la stagione 2021-2022“.

In più, a complicare ulteriormente la situazione, ci si è messo anche Spelacchio: in sostanza, l’albero di Natale di piazza Venezia è rimasto senza sponsor e, per evitare di dover fare a meno anche di lui, è toccato alle casse comunali tirar fuori i soldi. 196 mila euro, che serviranno per impiantarlo, il prossimo 8 dicembre, decorarlo e infine rimuoverlo. A fornirlo sarà anche quest’anno la Rattiflora, azienda della provincia di Como.

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La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

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La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

Latina, 18 luglio 2025 – È stato convalidato il fermo del 32enne arrestato sabato scorso ad Aprilia dalla Squadra Mobile di Roma. L’uomo, di origine straniera, è stato interrogato questa mattina nel carcere di Latina dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, alla presenza del suo avvocato difensore Leonardo Palombi.

Durante l’interrogatorio, il fermato ha ammesso le proprie responsabilità in relazione ai fatti avvenuti il 12 maggio scorso ad Anzio, ai danni di una giovane donna di 19 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima sarebbe stata aggredita nei pressi della via Nettunense, dopo essere scesa da un autobus.

Il 32enne, già noto alle forze dell’ordine per altri precedenti, è stato rintracciato nei giorni successivi presso la stazione ferroviaria di Aprilia, dove si trovava in attesa di un treno diretto a Roma. Gli agenti lo hanno fermato e condotto in stato di arresto.

A seguito della confessione, il giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in attesa dei prossimi sviluppi dell’indagine.

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Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

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Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

Quattro agenti della Polizia di Stato, fino al 2023 in servizio presso il commissariato di San Lorenzo, sono stati sospesi dal servizio dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta “Don Rodrigo”. Lo scorso 23 giugno, la stessa inchiesta aveva già portato all’arresto di due poliziotti e alla custodia cautelare per altre 16 persone.

I quattro, indagati a piede libero per falso, sono stati interrogati in sede di preventivo come previsto dalla riforma Nordio. Il gip ha disposto sei mesi di sospensione per una poliziotta ora all’Ispettorato Viminale e un anno per gli altri tre, di cui due alla squadra mobile di Napoli e uno che frequenta il corso da vice-ispettore.

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, durante due perquisizioni a San Lorenzo gli agenti avrebbero omesso di sequestrare complessivamente 74,5 chili di hashish, poi finiti a due pusher amici di colleghi già arrestati.

Nel corso degli interrogatori, le versioni discordanti e contraddittorie dei quattro sono state giudicate inattendibili dal giudice, che ha evidenziato una “volontà precisa di non ricostruire la verità” per evitare responsabilità.

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