Cronaca
Emanuela Orlandi, il fratello Pietro: “Fu portata in Inghilterra”
Emanuela Orlandi, nuove scottanti rivelazioni sul caso della ragazza scomparsa nel 1983

Emanuela Orlandi, il mistero si infittisce. La ragazza, all’epoca della scomparsa appena 15enne, sarebbe passata per Londra o comunque per l’Inghilterra. A rivelarlo il fratello Pietro, che da oltre 40 anni si batte perchè venga fuori la verità sulla sorte della sorella. Proprio su questo tema è intervenuto nel corso di un’intervista rilasciata a Giovanni Floris per Di Martedì. Ai microfoni della trasmissione in onda su La7, l’uomo avrebbe rivelato alcuni dettagli importanti di cui sarebbe venuto a conoscenza. In particolare, ci sarebbe un dossier, top secret, che rivelerebbe come Emanuela Orlandi sia partita da Civitavecchia.
“Il 22 giugno 1983 – si legge nel documento, riportato da Il Corriere della Sera – alle ore 20, Emanuela era già a Civitavecchia. Dal molo turistico è stata messa su un’imbarcazione e portata in Sardegna. Per la precisione, fino alla darsena di Santa Teresa di Gallura. Un luogo che fu scelto di proposito. In quello stretto infatti si incrociavano i segnali radio dei radiofari italiani e francesi. In questo modo, a causa delle tecnologie obsolete dell’epoca, si riuscì a non farsi tracciare, visto che un radar creava interferenze con l’altro“.
“Non l’ho mai detto prima d’ora – aggiunge Pietro davanti a Floris – Sulla questione di mia sorella ci sono relazioni tra personaggi di alto livello in Vaticano e istituzioni inglesi. Prima di renderli pubblici, però, devo trovare un modo per dimostrare in maniera assoluta che siano autentiche. In questo modo, potrei proteggerli dalle accuse di chi vorrebbe delegittimarli. In passato ho fatto degli errori che non ripeterò. Spero di avere le prove per quando inizierà la commissione parlamentare“.
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
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