Cronaca
Cameriera violentata per scommessa: choc nel quartiere Prati
Cameriera violentata per scommessa. L’aggressore, un collega della ragazza, è stato condannato

Cameriera violentata per scommessa. Una storia davvero agghiacciante quella che si sarebbe consumata nel ristorante di Roma in cui lavorava. Poco più che maggiorenne all’epoca dei fatti, la ragazza sarebbe rimasta vittima di una ‘sfida’ tra altri due dipendenti. Proprio uno di loro, per quei fatti, risalenti al 2016, si è beccato quest’oggi una condanna a 5 anni e 6 mesi con l’accusa di violenza sessuale. Reato che sarebbe stato commesso negli spogliatoi del locale, ubicato nel quartiere Prati. Tutto è partito da una proposta che l’uomo, anch’egli cameriere, avrebbe avanzato al cuoco e che vedeva coinvolta la giovane collega.
“Mi dai 50 euro se riesco a portarmela a letto“, avrebbe detto. E pur di accaparrarsi la somma, non si sarebbe fatto alcuno scrupolo. Avrebbe iniziato con sorrisi ammiccanti e battutine, ma senza successo. A quel punto, avrebbe deciso di passare alle vie di fatto. Così, secondo quanto rivela Il Messaggero, il 23 luglio del 2016 si sarebbe appostato nello spogliatoio in attesa della ragazza. Una volta arrivata, avrebbe iniziato a palpeggiarla, fermandosi solo dopo aver visto entrare un altro collega. Ma quando quest’ultimo è uscito, avrebbe ricominciato a sfogare i suoi istinti verso la poveretta.
La quale è riuscita però a denunciare l’accaduto, trascinando il suo aguzzino fino all’aula del Tribunale. Qui l’uomo ha provato a difendersi sostenendo che la ragazza avrebbe acconsentito ad avere quel rapporto con lui. La sua denuncia, la tesi dei suoi difensori, sarebbe stata in realtà solo una ‘vendetta’. La giovane avrebbe infatti scoperto che il collega era fidanzato e che non avrebbe avuto alcuna intenzione di lasciare la sua compagna per mettersi con lei. Una versione alla quale i magistrati non hanno però evidentemente creduto, vista la pesante pena inflitta all’uomo.
Ultime Notizie Roma
La vicenda che ha sconvolto Anzio: arrestato per violenza sessuale

Latina, 18 luglio 2025 – È stato convalidato il fermo del 32enne arrestato sabato scorso ad Aprilia dalla Squadra Mobile di Roma. L’uomo, di origine straniera, è stato interrogato questa mattina nel carcere di Latina dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Cario, alla presenza del suo avvocato difensore Leonardo Palombi.
Durante l’interrogatorio, il fermato ha ammesso le proprie responsabilità in relazione ai fatti avvenuti il 12 maggio scorso ad Anzio, ai danni di una giovane donna di 19 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima sarebbe stata aggredita nei pressi della via Nettunense, dopo essere scesa da un autobus.
Il 32enne, già noto alle forze dell’ordine per altri precedenti, è stato rintracciato nei giorni successivi presso la stazione ferroviaria di Aprilia, dove si trovava in attesa di un treno diretto a Roma. Gli agenti lo hanno fermato e condotto in stato di arresto.
A seguito della confessione, il giudice ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere, in attesa dei prossimi sviluppi dell’indagine.
Ultime Notizie Roma
Roma, scandalo in divisa: sospesi quattro agenti, “spariti” 74 chili di droga durante le perquisizioni

Quattro agenti della Polizia di Stato, fino al 2023 in servizio presso il commissariato di San Lorenzo, sono stati sospesi dal servizio dal gip di Roma nell’ambito dell’inchiesta “Don Rodrigo”. Lo scorso 23 giugno, la stessa inchiesta aveva già portato all’arresto di due poliziotti e alla custodia cautelare per altre 16 persone.
I quattro, indagati a piede libero per falso, sono stati interrogati in sede di preventivo come previsto dalla riforma Nordio. Il gip ha disposto sei mesi di sospensione per una poliziotta ora all’Ispettorato Viminale e un anno per gli altri tre, di cui due alla squadra mobile di Napoli e uno che frequenta il corso da vice-ispettore.
Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, durante due perquisizioni a San Lorenzo gli agenti avrebbero omesso di sequestrare complessivamente 74,5 chili di hashish, poi finiti a due pusher amici di colleghi già arrestati.
Nel corso degli interrogatori, le versioni discordanti e contraddittorie dei quattro sono state giudicate inattendibili dal giudice, che ha evidenziato una “volontà precisa di non ricostruire la verità” per evitare responsabilità.
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