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Cronaca

Bestemmie al bar, il gestore corre ai ripari: ecco il ‘bestemmiometro”

Bestemmie al bar, multe ai clienti fino a 5 euro. La singolare decisione dei gestori di un esercizio

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Bestemmie al bar, il gestore corre ai ripari: ecco il ‘bestemmiometro”

Le bestemmie al bar ora si pagano. Per la precisione, 1 euro l’una, fino ad arrivare a 5 per quelle ‘d’autore’.

A renderlo noto, riporta Il Gazzettino, è stato un cartello posto all’interno di un esercizio di Godego, nel Trevigiano. Un’idea dei gestori del locale, marito e moglie, che rappresenta un unicum nel proprio genere.

Ce l’ha data nostra figlia – racconta la coppia al quotidiano – Ci abbiamo pensato al ritorno dalle ferie, sentendo discutere due clienti che continuavano a intercalare bestemmie. Vicino a loro c’era una mamma con un bambino. Allora ci siamo detti che si doveva fare qualcosa“.

Non lo facciamo per motivi religiosi – hanno poi aggiunto – ma solo per una questione di rispetto e educazione soprattutto verso i giovani e i giovanissimi. E poi tra chi viene da noi c’è anche chi vuol stare tranquillo, senza essere infastidito dalle bestemmie“.

E le reazioni dei clienti sono state sorprendenti: “Finora nessuno si è lamentato. Qualcuno ha addirittura messo i soldi prima, dicendo che qualcuna gli sarebbe sicuramente scappata. Altri invece hanno pagato subito, spesso sorridendo, e senza richiami, che comunque non facciamo perchè non è un obbligo“.

BESTEMMIE AL BAR: “ECCO COSA FAREMO DEL RICAVATO”

E quando si chiede loro come useranno i fondi del ‘bestemmiometro’, come loro stessi lo hanno definito, non hanno dubbi: “Quando il vaso sarà riempito, li devolveremo tutti in beneficenza a qualche associazione locale“.

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.

Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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