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Cronaca, Elia17baby 10 anni di condanna per il rapper che non mostra alcun pentimento, anzi

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Confermato in Appello: 10 anni di condanna per rapper Elia17baby, ha accoltellato guardia giurata

Elia Di Genova, meglio conosciuto come Elia17Baby, un noto rapper romano di 27 anni, è stato recentemente condannato a 10 anni di carcere. La decisione proviene dai giudici della Corte di Appello di Sassari, dopo circa due ore in camera di consiglio.

Il rapper 27enne è stato accusato di tentato omicidio, in seguito all’incidente in cui ha accoltellato un agente della sicurezza alla spiaggia di Marinella, a Porto Rotondo, il 14 agosto 2022. La vittima dell’assalto, Fabio Piu, un residente di Sassari di 36 anni, è ora costretto a vivere sulla sedia a rotelle a causa delle gravi lesioni subite quella notte.

In seguito all’incidente accaduto nel mese di agosto, Piu non è più in grado di camminare autonomamente. Dopo una lunga terapia di riabilitazione, è molto probabile che rimarrà in condizioni fisiche permanentemente compromesse, trovandosi costantemente sulla sedia a rotelle.

Da parte sua, il rapper sembra non mostrare alcun segno di rimorso. A tal proposito, ha rilasciato una dichiarazione indirizzata alla vittima, in cui lo sfida sarcasticamente a mettere le “gomme da pioggia“, in riferimento alle ruote della sedia a rotelle. Nel frattempo, Piu continua il suo percorso di terapia e visite mediche in vari ospedali della Sardegna e non solo.

A causa delle attuali condizioni di Fabio Piu, oltre alla condanna a dieci anni di carcere, la corte ha deciso che Elia17Baby dovrà pagare una somma provvisionale di 100.000 euro come risarcimento danni. Inoltre, per Elia17Baby è stata stabilita una misura di libertà vigilata per i prossimi tre anni. Prima di giungere alla Corte d’Appello di Sassari, anche il Tribunale di Tempio Pausania aveva condannato il rapper alla stessa pena con il rito abbreviato.

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.

Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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