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La Sapienza da incubo. Tutte le molestie denunciate nell’anno 2023

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La Sapienza da incubo. Tutte le molestie denunciate nell’anno 2023

Nel 2023, sono stati segnalati 13 casi di abusi, apprezzamenti verbali e violenze sessuali che coinvolgono studentesse e tirocinanti presso l’Università la Sapienza. Questo bilancio è stato reso noto dalla rettrice Antonella Polimeni durante la sua testimonianza alla commissione Femminicidi. Le denunce riguardano abusi e molestie sia all’interno delle aziende che ospitavano le studentesse per il tirocinio, sia all’interno delle aule dell’università.

La rettrice ha fornito ulteriori dettagli sulle denunce raccolte, confermando che le prime cinque segnalazioni sono arrivate nel primo semestre del 2023 e riguardano tirocini in strutture convenzionate. Dopo le denunce, è stato deciso di interrompere immediatamente le collaborazioni. Nel secondo semestre, i casi segnalati sono aumentati, con otto nuove segnalazioni, di cui sei riguardano molestie sessuali.

La rettrice ha sottolineato l’importanza di garantire un ambiente sicuro e inclusivo per tutti gli studenti e ha evidenziato l’impegno dell’ateneo nel contrastare la violenza di genere attraverso diversi strumenti, come il Comitato unico di garanzia, il Garante degli Studenti e delle Studentesse, la consigliera della Fiducia, il Centro Antiviolenza e il Counseling psicologico.

Infine, Polimeni ha evidenziato l’importanza della sensibilizzazione e dell’educazione culturale nel contrastare la violenza di genere, sottolineando il ruolo dei corsi specifici che vengono inseriti nell’offerta formativa dell’università.

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

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Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.

Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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