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Studentessa racconta: gli scontri a Roma.

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Studentessa racconta: gli scontri a Roma.

Ribellione studentesca contro gli Stati Generali della Natalità

Cariche al corteo degli studenti che volevano raggiungere gli Stati Generali della Natalità all’Auditorium della Conciliazione. “Odio la violenza, io nasco pacifista, ma vedere la polizia che ghigna mentre ti fa male fa rabbia”, ha dichiarato una studentessa.

Le motivazioni dietro la protesta

“La situazione non va bene, sono mesi che lottiamo per tematiche che non sono queste: il punto non è la denatalità, che ci dicono portare calo del consumo e della produzione. Perché io mi sentirei molto più sicura a mettere al mondo un figlio se so che sin dai tre anni ha un certo tipo di educazione all’affettività e al consenso. Non ci sono servizi, asili, c’è l’Iva sui pannolini: siamo un mondo alla deriva, senza sostegno economico, psicologico e sociale. Abbiamo deviato il percorso per farglielo capire, ma sono anni che diciamo sempre le stesse cose”.

La situazione durante la manifestazione

A parlare è una delle studentesse che oggi hanno partecipato alla manifestazione contro gli Stati Generali della Natalità. Il corteo è stato caricato dalla polizia, alcune ragazze sono rimaste ferite e almeno una di loro è stata portata via in ambulanza con la testa spaccata. Per terra, c’è ancora il sangue uscito dopo le ferite causate dalle manganellate. Stavano cercando di raggiungere l’Auditorium della Conciliazione, dove si sta svolgendo il convegno. Ma appena hanno provato a deviare dal percorso, la polizia ha caricato. “Odio la violenza, io nasco pacifista, ma vedere la polizia che ghigna mentre ti fa male fa rabbia”, aggiunge. “In questura ci è stato più volte vietato di fare il corteo ma alla fine siamo riusciti a imporci e farci autorizzare – racconta un altro ragazzo -. Provando ad arrivare vicino all’Auditorium della Conciliazione è partita una carica da parte della polizia che ha fermato un ragazzo di 16 anni. Al momento non ci vogliono dire in quale commissariato lo stanno portando e non riusciamo a metterci in contatto con lui”.

Le conseguenze degli scontri

Sarebbero almeno tre le persone ferite, di cui una portata via in ambulanza per andare in ospedale. Un ragazzo di sedici anni è stato invece fermato, e potrebbe essere stato portato in commissariato per essere identificato.

Le proteste delle attiviste transfemministe

La manifestazione si è svolta all’indomani della contestazione delle attiviste transfemministe alla ministra Eugenia Roccella. Tra loro, il ‘Collettivo Transfemminista’, ‘Assemblea Aracne’ e ‘Collettivo Artemis’. Sono stati esposti cartelli con scritto “Fuori i pro vita dai consultori” e “Sul mio corpo decido io”, in relazione ai numerosi ostacoli che il governo sta mettendo alle donne che decidono di interrompere la gravidanza. La polizia ha bloccato le manifestanti e le ha portate fuori l’Auditorium per identificarle.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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