Attualità
Confiscati all’incirca 100 chilogrammi di hashish, marijuana e cocaina

Sequestro da 100 chili di sostanza stupefacente a Casal Palocco, tra hashish, marijuana e cocaina. I carabinieri hanno scoperto un negozio della droga in un’abitazione, era nascosta anche nei biscotti.
Parte della droga sequestrata dai carabinieri
Cento chili di sostanza stupefacente tra hashish, marijuana e cocaina, erano nascosti all’interno di un’abitazione in zona Casal Palocco a Roma. I carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Roma hanno arrestato un uomo di trentuno anni, incensurato, per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, che aveva allestito nella sua abitazione una sorta di market illegale. La droga era nascosta anche all’interno di biscotti, che venivano preparati, confezionati e venduti. Il Tribunale di Roma ha convalidato per il trentunenne l’arresto e ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Negozio di stupefacenti in casa
Il provvedimento è scattato al termine di un controllo fatto dai militari della stazione di Roma Casal Palocco e della Compagnia di Ostia, all’interno di un’abitazione nel quadrante Sud della Capitale. Un controllo che si inserisce nell’ambito delle azioni di contrasto dell’Arma allo spaccio di sostanze stupefacenti. Durante la perquisizione domiciliare i carabinieri hanno trovato una grande quantità di droga. L’uomo aveva infatti allestito nel suo appartamento un negozio di stupefacenti “per tutti i gusti”, dove sono stati sequestrati complessivamente 90,3 chili di hashish, 8,1 chili di marijuana e 36 chili di cocaina.
La droga era nascosta all’interno di due celle frigorifere e in alcuni trolley da viaggio, i militari hanno anche trovato 200 euro in contanti, diverse sostanze chimiche “da taglio”, una bilancia di precisione per dividere la sostanza stupefacenti e materiale necessario per confezionarla. Era infatti divisa in panetti di diverse misure, pronti per essere venduti sul litorale romano e nei luoghi della movida della Capitale.
Biscotti alla droga: la nuova frontiera
I carabinieri hanno anche scoperto alcuni biscotti artigianali, preparati con ingredienti alimentari e il principio attivo THC della marijuana. “Si tratta in effetti di una nuova frontiera nella diffusione delle sostanze stupefacenti che, grazie a questa formula ibrida, consente di rendere l’assunzione dello stupefacente più accessibile e allettante, soprattutto per i giovani” spiegano dall’Arma.
I panetti di hashish erano confezionati singolarmente e di qualità particolarmente richiesta sul mercato, come ad esempio i cosiddetti ‘Yellow Magic’, con loghi che servono ad indicare la ‘garanzia di qualità della filiera’. Tra gli stemmi utilizzati, c’era anche il logo di una squadra di calcio olandese e il personaggio di uno storico cartone animato. Le sostanze stupefacenti, il denaro e il materiale di confezionamento sono stati sequestrati per procedere ai successivi e necessari accertamenti tecnico-scientifici del caso.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
Ultime Notizie Roma
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?
È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.
Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica
Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.
Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.
La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.
La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.
Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.
-
Ultime Notizie Roma3 giorni fa
La sfida invisibile degli HR e la risposta di bValue
-
Roma e dintorni2 giorni fa
Roma, accoltellato a morte in strada: omicidio sulla Colombo
-
Roma e dintorni3 giorni fa
Incidente mortale a Roma, motociclista perde la vita sulla Salaria
-
Ultime Notizie Roma2 giorni fa
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna