Attualità
Coppia ristruttura cucina e incappa in tesoro di mille monete del Seicento

TesoroNascostoInInghilterra Avete mai sognato di scoprire un tesoro antico proprio sotto i vostri piedi durante un semplice lavoro di casa? Una coppia inglese ha fatto esattamente questo, riportando alla luce più di mille monete del XVII secolo durante i lavori di ristrutturazione della loro fattoria!
Immaginate di scavare per rinnovare la cucina e imbattervi in un vero pezzo di storia sepolto da secoli: è ciò che è successo a Betty e Robert Fooks nella contea del Dorset, in Inghilterra. Mentre aumentavano l’altezza del pavimento, a circa 60 centimetri di profondità, Robert ha trovato una ciotola di ceramica rotta piena zeppa di monete antiche, tra cui pezzi d’oro, mezze corone d’argento, scellini e penny appartenuti ai regni di Elisabetta I, Filippo e Maria, Giacomo I e Carlo I. Molte erano ancora in condizioni sorprendenti, nonostante i loro oltre quattro secoli di età.
Come è stato scoperto il tesoro?
Gli esperti del British Museum hanno datato il seppellimento tra il 1642 e il 1644, in piena guerra civile inglese, quando la gente nascondeva i beni per proteggerli da saccheggi. Betty Fooks ha condiviso la sua emozione: “Ha messo tutte le monete in un secchio. Se non avessimo abbassato il pavimento, le monete sarebbero ancora nascoste lì”, come dichiarato al quotidiano inglese The Guardian. La coppia ha prontamente consegnato il ritrovamento alle autorità, seguendo la legislazione britannica sui reperti archeologici.Il valore delle monete all’asta
Il tesoro, battezzato “Tesoro di Poorton”, è stato esaminato da Duke’s Auctioneers, con stime che raggiungono un minimo di 35.000 sterline (circa 44.000 dollari). Alcune monete sono già state vendute: una di Carlo I per 6.229 dollari e una di Giacomo I per 3.364 dollari. Julian Smith, esperto di monete antiche, ha spiegato che l’area era solo terra sotto il cemento moderno, rendendo la scoperta quasi fortuita.
L’eredità storica del ritrovamento
Oltre al fascino economico, questo tesoro rivela molto sul XVII secolo, con una varietà di monete accumulate in decenni, riflettendo il sistema monetario e il caos sociale dell’epoca. Scoperte come questa non sono rare nel Regno Unito: nel 2023, ad esempio, una coppia nel Worcestershire ha trovato un pozzo antico sotto la cucina, pieno di oggetti storici come ferri di cavallo e chiodi. Chissà quanti altri segreti sono sepolti nelle case britanniche, in attesa di essere svelati?
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
Ultime Notizie Roma
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?
È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.
Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica
Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.
Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.
La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.
La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.
Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.
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