Attualità
CEO molesta una manager in riunione: “Fatti toccare”

Una manager di 42 anni ha accusato il suo capo, un amministratore delegato di 36 anni di un’importante azienda di logistica basata nella provincia di Milano, di molestie. La storia è stata pubblicata dal giornale Il Giorno e il caso è attualmente sotto indagine dal Pubblico Ministero del quinto dipartimento della Procura di Milano, Pasquale Addesso.
La presunta offesa si sarebbe svolta durante una riunione lavorativa. Secondo la manager, l’amministratore delegato, immediatamente dopo il suo ingresso nella sala, avrebbe stretto la mano a tutti i manager maschi presenti. Quando è arrivato il suo turno, l’amministratore avrebbe detto: “Permettimi di abbracciare la…”. Avrebbe poi storciato il suo cognome per suggerire un doppio senso sessuale. L’uomo avrebbe poi chiesto se poteva toccarle il sedere e l’ha palpata, suscitando le risate degli altri manager uomini presenti.
La manager ha immediatamente abbandonato la sala. Alcuni le hanno suggerito di ignorare l’episodio, ma lei ha deciso di prendere provvedimenti legali. Con l’aiuto della sua avvocata, Laura Panciroli, ha denunciato l’evento. Di recente, il Pubblico Ministero ha inviato al 36enne un avviso di conclusione delle indagini. Si prevede che sarà richiesto un rinvio a giudizio per violenza sessuale, aggravata dal fatto che l’accusa comprende “abuso di autorità e relazioni d’ufficio”.
La manager si trova di fronte ad una seconda sfida. Dopo aver ricevuto l’informazione sulla denuncia, l’amministratore le ha proposto di accettare una diversa posizione e di trasferirsi in una filiale della stessa compagnia. Questa mossa potrebbe rappresentare un declassamento, considerato un tipo di mobbing. Con l’aiuto di un avvocato del lavoro, la donna ha presentato un ricorso d’urgenza presso il tribunale del lavoro di Milano, accusando discriminazione di genere e mobbing.
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Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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