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Biografo di Navalny: ‘Salvini usava parole di Putin, era percepito come minaccia al Cremlino’

Alexei Navalny, l’opposizione politica in Russia
In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, Ben Noble, biografo di Alexei Navalny, sostiene che la scomparsa dell’oppositore rappresenta una minaccia per il Cremlino e una perdita significativa per la Russia contemporanea. Noble sostiene inoltre che la risposta dell’Occidente alla morte di Navalny dovrebbe essere immediata, severa e duratura. In caso contrario, Putin potrebbe sentirsi incoraggiato a intensificare le sue azioni aggressive.
Chi era veramente Alexei Navalny?
Noble, professore di Politica russa all’University College di Londra e ricercatore presso il Royal Institute of International Affairs, offre un’importante prospettiva su Navalny. Coautore del libro “Navalny: Putin’s Nemesis, Russia’s Future?”, Noble descrive Navalny come un attivista contro la corruzione, un politico e un dissenziente. Il suo ruolo all’interno della società civile della Russia è stato di vitale importanza. Considerato da molti come la speranza futura del Paese, la sua morte nel campo penale di Ik-3, noto come “Lupo Polare”, ha spento ogni speranza.
Navalny e il futuro della Russia
Interrogato sulla questione se con Navalny sia morto il futuro della Russia, Noble immagina che lo stesso Navalny avrebbe risposto di no. Le sue ultime parole rivolte al popolo russo sarebbero state incitamenti a non arrendersi nonostante le azioni del regime di Putin. Noble riflette anche sulla fine di un’era in cui era possibile un’opposizione politica indipendente in Russia, dicendo che la morte di Navalny sembra segnarne la fine.
Il ruolo di Navalny nel panorama politico
Navalny era un liberale con accenti nazionalistici e talvolta razzisti. Si era distinto per aver cercato di creare un connubio tra liberalismo e nazionalismo mirato a unificare la maggioranza della popolazione contro il regime di Putin. Nonostante la partecipazione alla Marcia Russa, un evento che annualmente raduna neo-nazisti e estreme destre a Mosca, il suo programma politico rimaneva apertamente liberale.
Contrariamente all’opinione dell’attuale vice primo ministro italiano Matteo Salvini, Noble sostiene che Navalny rappresentava una minaccia significativa per il Cremlino. Più che un semplice blogger, Navalny ha avuto un ruolo fondamentale nell’attivismo politico e nella lotta contro la corruzione in Russia.
Navalny e la Russia contemporanea
Secondo Noble, Navalny ha plasmato la moderna politica russa in molti modi. È riuscito a definire cosa significa essere un attivista e un politico, utilizzando le reti sociali e il suo carisma per costruire un movimento nazionale. Tuttavia, la sua influenza sul discorso politico è stata accompagnata da alcuni commenti sporadici di natura nazionalista, razzista e xenofoba.
Davanti a questa perdita, resta incerto il futuro della Russia e le prossime mosse di Putin. Noble conclude sostenendo che, in assenza di una risposta ferma e sostenuta da parte dell’Occidente, Putin potrebbe sentirsi incoraggiato ad intensificare le sue azioni aggressive, in particolare nei confronti dell’Ucraina.
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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