Attualità
Michelangelo nella Cappella Sistina ha scelo di dipingere una donna con un cancro al seno

L’ipotesi contenuta in uno studio scientifico che prende in esame una delle figure femminili rappresentante nel capolavoro del genio del Rinascimento, che conclude: “La riproduzione di condizioni patologiche del seno con uno specifico simbolismo o significato teologico è stata volutamente rappresentata da Michelangelo”.
Michelangelo nella Cappella Sistina, forse l’affresco più famoso nel mondo nel Palazzo Apostolico del Vaticano, avrebbe dipinto una donna con un carcinoma al seno nella scena del Diluvio Universale. Questa è l’ipotesi avanzata in uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista The Breast – una pubblicazione specializzata nelle patologie delle mammella e del cancro al seno – uscita lo scorso mese.
L’articolo è stato redatto da un team multidisciplinare di storici dell’arte e medici specialisti, e ha raggiunto la conclusione che la forma del seno, come il capezzolo rientrante e l’areola irregolare, e la fisionomia dell’area sotto l’ascella ingrossata dai linfonodi infiammati, di una delle figure in fuga dal Diluvio Universale, sono compatibili con un cancro. L‘iconodiagnosi è quella pratica che cerca segni di malattie nelle raffigurazioni artistiche, approfondendo così indirettamente la storia della diffusione di alcune patologie e la consapevolezza che fossero o meno tali nei secoli. Una scienza che come già detto necessita della collaborazioni di esperti in diverse discipline.
Se Michelangelo Buonarroti ha dipinto una donna con un cancro, potrebbe averlo fatto intenzionalmente….
Attualità
Transfobia dopo il Pride: un’aggressione che svela l’altra faccia di Roma
Attualità
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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