Cronaca
ROMA Stalking: innamorato perseguita collega per anni

ROMA Innamorato di un collega lo perseguita per anni. Tutto ciò incurante prima di un divieto di avvicinamento e poi dei domiciliari.
Questo il motivo per cui i carabinieri della stazione Salaria hanno arrestato un quarantatreenne romano con l’accusa di atti persecutori. Nel 2013 il collega dell’uomo era stato oggetto di numerosi atti persecutori come squilli anonimi per tutto il giorno, da parte dello stalker. Vicende denunciate ai carabinieri che al termine di accurate indagini si sono tradotte da parte del gip in una misura cautelare. Misura in cui si disponeva il divieto di avvicinamento e di comunicazione attraverso qualsiasi mezzo.
A maggio scorso però il ‘perseguitato’ ha iniziato di nuovo a ricevere numerose chiamate di uomini che chiedevano di incontrarlo. Sia sul cellulare che sulla linea fissa. Tutti parlavano di aver letto un suo annuncio. E così ha scoperto che erano stati creati alcuni profili fake associati ai suoi numeri di telefono. Profili che pubblicavano richieste di incontri su siti di annunci per uomini con orientamento omosessuale che avevano come foto il volto del suo stalker.
Così dopo una nuova querela i Carabinieri della Stazione Salaria al termine delle indagini hanno eseguito una nuova misura cautelare che ha disposto gli arresti domiciliari per lo stalker. Nonostante i domiciliari il quarantatreenne ha continuato a perseguitare la vittima con telefonate e post offensivi sui social. Violazioni segnalate dai carabinieri in Procura che hanno fatto scattare un’ordinanza di aggravamento della misura cautelare da parte del gip che lo ha messo in carcere.
LASCIA UN ‘LIKE’ ALLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK
ROMA – DONNA INVESTITA DA UN MEZZO DI UN CANTIERE DELLA METRO
DIVENTA UN NOSTRO FOLLOWER ANCHE SU TWITTER
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
Ultime Notizie Roma
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?
È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.
Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica
Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.
Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.
La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.
La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.
Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.
-
Ultime Notizie Roma4 giorni fa
La sfida invisibile degli HR e la risposta di bValue
-
Roma e dintorni3 giorni fa
Roma, accoltellato a morte in strada: omicidio sulla Colombo
-
Roma e dintorni3 giorni fa
Incidente mortale a Roma, motociclista perde la vita sulla Salaria
-
Ultime Notizie Roma3 giorni fa
Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna