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Intervista al lottatore di MMA Fabio Russo sulla vicenda di Willy

L’intervista al campione di MMA Fabio Russo, con le sue riflessioni sulla tragica vicenda di Colleferro dove ha perso la vita Willy.
Siamo a Torraccia, a due passi da San Basilio, periferia est di Roma, a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Qui sorge il centro sportivo Heaven Fight Arena – Aurora Academy, una struttura bellissima dove si praticano diversi sport: dal fitness al nuoto, dal crossfit alle MMA. Il centro è frequentato da tante persone di ogni età che, attraverso l’esercizio fisico, si mantengono in forma socializzando con tante altri che amano fare sport. Siamo venuti per intervistare Fabio Russo, 48 anni, campione di MMA, ora maestro dei tanti bambini che frequentano il suo corso con impegno e dedizione. A lui chiediamo subito un pensiero sugli eventi accaduti a Colleferro, dove ha trovato la morte un giovane di 21 anni picchiato da dei coetanei che praticano questa tecnica di combattimento.
Fabio Russo su Willy
“Io penso che questo ragazzo ha subito un torto assurdo perché non si può morire così a 21 anni. Per carità, può capitare una scazzottata, ma arrivare fino a questo punto proprio no. Poi cinque contro uno è un po’ da codardi, anche se poi sarà stato soltanto uno o due a sferrare il colpo mortale, comunque anche gli altri avrebbero dovuto intervenire e fermare l’aggressione, per cui a questo punto sono tutti responsabili di quanto accaduto.”
Fabio qualcuno ha proposto di chiudere le palestre di MMA perché considerate covi di delinquenti. Cosa ne pensi?
“Questa è un’affermazione totalmente sbagliata, perché se devono chiudere tutte le palestre per quanto è accaduto a Colleferro, a questo punto dovresti chiudere anche tutti gli ippodromi perché muoiono i cavalli, chiudere le corse automobilistiche e motociclistiche perché talvolta muore qualche pilota… e anche il Parlamento perché rubano un bel po’, senza contare poi le discoteche… A questo punto dovrebbero chiudere tutti! Nelle MMA c’è un ambiente sano, qui dentro si pratica sport, poi fuori tutto cambia: possono esserci dei violenti anche nella gente che non pratica questo sport. A mio dire chi associa l’accaduto agli sport da combattimento per me è un po’ limitato che sta sollevando polemiche atte a creare zizzania.”
Altri ancora hanno puntato l’attenzione sul fatto che in tutta questa storia c’è un discorso politico legato alla cultura di destra, cosa ne pensi?
“Io non seguo gli influencer, non li conosco e soprattutto non mi influenzano!! . Io credo che il discorso politico non c’entri nulla nel caso di Willy. Facendo un passo a ritroso, non troppo lontano, dopo la morte (anche quella assolutamente ingiusta) di George Floyd, ci sono stati alcuni casi di persone nere che hanno picchiato, distrutto negozi e ucciso cittadini ugualmente americani, ma dalla carnagione chiara, senza motivo. Anche lì si è sbagliato in un momento delicato, ma non mi sembra che si sia gridato allo scandalo oppure gli influencer abbiano parlato di Organizzazioni Politiche estremiste… Io penso che quei quattro non erano ragazzi politicizzati ma soltanto cinque “ragazzi…..” per non dire altro….. che hanno commesso un gravissimo errore macchiando per sempre la loro vita.”
Qualcuno dice che i mandanti di questa sciagura sono i due leader dell’opposizione, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
“Premesso che non mi schiero con nessuno sia al Governo che all’opposizione in quanto ho già una mia idea Politica, ma se per qualche persona fermare gli sbarchi irregolari quindi dei clandestini sia un atto non democratico non so che dire. Forse a qualcuno piace l’ irregolarità… A questo punto perché non si accusano anche l’Australia, la Russia e la Svizzera che non fanno entrare nel loro stato senza visti d’entrata? La Meloni e Salvini non c’entrano nulla con la destra radicale. Loro credo vogliano soltanto far rispettare le regole. Purtroppo appena accade qualcosa di questo genere c’è sempre qualcuno che per fini politici strumentalizza le vicende a proprio piacimento e credo che questo non sia corretto.”
Quali sono i valori che lei insegna ai suoi allievi attraverso la pratica della MMA?
“Nella ‘Gabbia’ (il luogo dove si svolgono i combattimenti) succede di tutto, ma fuori ci si comporta come normali cittadini con diritti e doveri, come tutte le persone normali. Io ai bambini che frequentano il corso insegno le stesse cose che insegno a mio figlio, perché hanno la sua stessa età. Qui dentro si insegna la disciplina, perché lo sport da contatto, come del resto tutti gli altri sport, è soprattutto disciplina e non violenza. Qui i bambini imparano l’autodifesa, imparano uno sport antico come può essere la lotta libera e il Pancrazio. Finito l’incontro si è tutti amici, come insegnano i più alti valori sportivi. I bambini e anche tutti gli adulti non devono usare le tecniche da combattimento per commettere reati, chi lo fa deve essere il primo a essere preso a calci nel sedere, come si dice a Roma.”
Per concludere questa intervista e dall’alto della sua trentennale esperienza nel campo degli sport da combattimento, cosa si sente di dire a tutti i ragazzi che frequentano o che si apprestano a frequentare questo sport o che magari lo seguono sempre più numerosi in TV?
“Lo sport da combattimento a me ha dato tanto, ma soprattutto mi ha dato modo di trasmettere delle emozioni agli altri. Avvicinarsi allo sport, a tutti gli sport, ti permette di crescere sano e con dei valori, allontanandoti dalla strada e da certe brutte frequentazioni. L’importante è tenere la mente occupata e sentirsi bene con se stessi praticando cose sane e che non danneggiano nessuno.”
Davide Sperati
(Si ringrazia Federico Coimbra per la collaborazione)
Roma e dintorni
Università Link, iscrizioni per primo Hackathon in Italia su Ia e neurodivergenza

(Adnkronos) – Sono aperte le iscrizioni per partecipare al primo Hackathon in Italia dedicato all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale per rendere il lavoro più accessibile, inclusivo e sostenibile per le persone neurodivergenti. Si svolgerà sabato 25 e domenica 26 ottobre 2025 presso l’Università degli Studi Link di Roma, ed è organizzato da AssoSoftware, Fondazione Specialisterne Ets, Skilljob, Università degli Studi Link e Confprofessioni. L’obiettivo dell’iniziativa è stimolare la progettazione di soluzioni di IA capaci di migliorare concretamente l’efficacia professionale delle persone neuro divergenti, favorendo ambienti di lavoro flessibili, equi e realmente inclusivi. Le sfide previste toccano temi come la pianificazione delle attività, la gestione degli imprevisti, l’autoregolazione emotiva e sensoriale, l’ottimizzazione dei carichi cognitivi, l’adattamento delle interfacce e l’integrazione con software aziendali esistenti.
L’Hackathon è aperto a giovani tra i 18 e i 35 anni residenti in Italia: studenti, professionisti, sviluppatori, designer, comunicatori, persone neurodivergenti e referenti nell’ambito della neurodivergenza e innovatori di qualsiasi disciplina interessati a lavorare su idee ad alto impatto sociale. E’ possibile partecipare singolarmente o in team da due a quattro componenti, anche senza un’idea già definita. Durante le due giornate dell’evento, i team lavoreranno all’elaborazione di un’idea di business, che sarà valutata da una giuria di esperti in base ai criteri di innovazione, fattibilità tecnica, coerenza con il tema e valore generato.
Le iscrizioni apriranno lunedì 7 luglio 2025 e resteranno attive fino a venerdì 30 settembre 2025, attraverso la compilazione di un modulo online disponibile sul sito ufficiale dell’iniziativa: La partecipazione è gratuita e l’organizzazione coprirà i costi relativi al vitto durante l’evento. Il team vincitore riceverà un premio in denaro di 4.000 euro, che sarà corrisposto da AssoSoftware, Skilljob e Confprofessioni oltre alla possibilità di avere accesso a due sessioni di coaching con esperti di Università degli Studi Link. I primi tre team classificati che si costituiranno come impresa potranno inoltre iscriversi gratuitamente per un anno ad AssoSoftware. L’Hackathon ‘IA e neurodivergenza’ è più di una competizione: è un invito a ripensare il lavoro come spazio di espressione e valorizzazione delle differenze. Un’occasione per costruire, con la tecnologia, un futuro più giusto per tutte e tutti.
Roma e dintorni
“Salute primo mattone di una società equa”. Aiop Lazio e la sfida dell’Italia che abiteremo

(Adnkronos) – “Il futuro dell’abitare non può prescindere dal diritto alla salute, che rappresenta il primo mattone di una società equa, moderna e resiliente”. Un mattone solido con il quale per Maurizio Pigozzi, presidente dell’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) Lazio, si deve e si può affrontare la sfida di costruire ‘l’Italia che abiteremo’, questo il nome di un incontro promosso per domani, martedì 8 luglio, a Roma da Remind-Filiera immobiliare e in programma al Conference Center di Palazzo Inail.
Il tema è complesso, coinvolge più fronti, e alla riflessione contribuirà anche il mondo della sanità. Pigozzi rappresenterà Aiop Lazio all’interno del panel ‘Salute tra sanità pubblica e privata’, dedicato all’integrazione tra sistema sanitario e sviluppo urbano. “Partecipare a ‘L’Italia che abiteremo’ significa per noi portare l’attenzione sul ruolo della salute come elemento strutturale dei territori e delle comunità – spiega Pigozzi – Non c’è sviluppo urbano o rigenerazione sociale senza strutture sanitarie adeguate, diffuse, innovative”. In questa prospettiva, aggiunge, “il contributo della sanità privata accreditata si conferma essenziale nel garantire un’offerta di cura accessibile, efficiente e integrata con il sistema pubblico”.
Nel corso del suo intervento, il presidente Aiop Lazio ribadirà dunque l’importanza di “una vera politica dell’abitare che includa il potenziamento dell’assistenza territoriale, la promozione della prevenzione e l’investimento nella formazione degli operatori. La salute non è solo un servizio: è un valore che deve abitare le nostre città, le nostre case, le nostre scelte”. Il panel – si legge in una nota – prevede gli interventi di rappresentanti del mondo sanitario e istituzionale, in un confronto strategico sui modelli di coesistenza tra sanità pubblica e privata per un’Italia, spiegano i promotori dell’iniziativa, più sostenibile e vivibile.
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