Cronaca
Willy, le richieste per i fratelli Bianchi e per gli altri imputati
La Procura di Velletri si è espressa sugli assassini del giovane Willy Monteiro Duarte

Willy: ergastolo per Marco e Gabriele Bianchi e 24 anni per Mario Pincarelli e Francesco Bellegia. Sono alte le richieste dell’accusa nel processo per il delitto avvenuto nel settembre 2020 a Colleferro. Per tutti l’accusa contestata è omicidio aggravato in concorso tra loro. Come motivazione, i pm Tagliatela e Brando hanno addotto che si è trattato di un episodio di una “violenza becera e selvaggia“: a loro parere, infatti, i Bianchi avrebbero massacrato Willy di botte, trattandolo “come un sacco da boxe“.
WILLY, IL RACCONTO DEL PESTAGGIO
A Pincarelli e Bellegia sono state comunque concesse le attenuanti generiche. Il ragazzo capoverdiano, aggiungono inoltre, sarebbe stato vittima di una vera e propria esecuzione, ad opera di persone abili nella Mma e che quindi “sapevano dove colpire“. Queste ultime, spiegano, gli avrebbero inferto “cinque colpi o uno solo tremendo per energia“, provocandogli “5 lacerazioni“.
WILLY, IMPLICATI ANCHE DEI TESTIMONI
Uno degli aggressori lo avrebbe tenuto, premendo sul suo diaframma, mentre altri due lo picchiavano. Come confermato anche dal medico legale, costoro si sono scatenati furiosamente sul corpo di Willy, che non ha avuto tempo né modo di difendersi. Nel processo sono finiti anche alcuni testimoni, accusati di falsa testimonianza: a tal proposito, la Procura ha chiesto di avere gli atti delle loro deposizioni.
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega a una precedente operazione condotta nel gennaio 2022, che aveva già smantellato un sodalizio criminale legato, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
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