Seguici sui Social

Attualità

L’orologio di Matteo Messina Denaro, ecco il modello da 35.000 euro sequestrato al boss

L’orologio di Matteo Messina Denaro, un pezzo di storia dell’alta orologeria che getta ombre sul patrimonio di uno dei latitanti più famosi al mondo

Pubblicato

il

L’orologio di Matteo Messina Denaro, ecco il modello da 35.000 euro sequestrato al boss

Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss latitante di Cosa Nostra, dopo 30 anni è stato catturato ieri dalle Forze Speciali Italiane. Sorprendente il suo ritrovamento, in una clinica, in Italia, ma soprattutto a Palermo, la sua città.

Il suo arresto è diventato virale in tutto il mondo, e ha colpito i social soprattutto per alcuni dettagli relativi al suo look. Un giaccone di montone, ma soprattutto un orologio da oltre 30.000 euro.

L'orologio di Matteo Messina Denaro, un pezzo di storia dell'alta orologeria che getta ombre sul patrimonio di uno dei latitanti più famosi al mondo

L’orologio di Matteo Messina Denaro, un pezzo di storia dell’alta orologeria che getta ombre sul patrimonio di uno dei latitanti più famosi al mondo

 

L’OROLOGIO DI MATTEO MESSINA DENARO

Chiaro che un orologio di quel valore, al polso del boss di Cosa Nostra ricercato da 30 anni e finalmente arrestato, tradisce un patrimonio di rilievo, possibilità economiche rilevanti. Non a caso in conferenza stampa a Palermo gli inquirenti hanno parlato di un patrimonio, ancora da rintracciare, di 13 milioni di euro. Poco o tanto? La cifra impallidisce rispetto alle stime che riguardano i beni già sottratti, cioè sequestrati dallo Stato a Matteo Messina Denaro, in trent’anni: 4 miliardi di euro.

L’OROLOGIO NEL DETTAGLIO

L’orologio in questione non è un Rolex, come molti potrebbero pensare, ma un orologio ancor più di nicchia, della casa svizzera Franck Muller.

IL FONDATORE

Franck Muller nato nel 1958 è un orologiaio svizzero. Dopo la scuola dell’obbligo, la famiglia lo indirizza agli studi di orologeria. Studia all’Ecole d’Horologerie de Geneve dal 1981. Si specializza nel restauro di orologi antichi per conto dei musei delle maison più prestigiose, prima di iniziare a produrre pezzi unici contraddistinti dall’alta qualità dei movimenti. Nel 1992 insieme a Vartan Sirmakes, imprenditore del settore, decide di creare una sua casa d’orologeria con un proprio marchio, a Genthod sulle colline del lago Lemano, la Franck Muller.

IL MODELLO DI MATTEO MESSINA DENARO

Il modello in questione è un Franck Muller Cintrèè Curvex in oro, uno tra i modelli più prestigiosi della casa svizzera. La domanda ora sorge spontanea, come ha fatto uno tra i latitanti più famosi del mondo ad acquistare un orologio di questa caratura ?

L'orologio di Matteo Messina Denaro, un pezzo di storia dell'alta orologeria che getta ombre sul patrimonio di uno dei latitanti più famosi al mondo

L’orologio di Matteo Messina Denaro, un pezzo di storia dell’alta orologeria che getta ombre sul patrimonio di uno dei latitanti più famosi al mondo

SEGUICI SU FACEBOOK

ARRESTO MATTEO MESSINA DENARO – I DUBBI DI RITA DALLA CHIESA

Attualità

Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Pubblicato

il

Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

Continua a leggere

Ultime Notizie Roma

Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

Pubblicato

il

Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?

È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.

Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica

Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.

Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.

La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.

La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.

Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.

Continua a leggere

ARTICOLI PIU'LETTI DELLA SETTIMANA

La Cronaca di Roma è un blog sito web di notizie nazionali.. Il sito è aggiornato in base agli articoli pubblicati dai rispettivi utenti. La registrazione è gratuita .Per registrarsi scrivi ai nostri contatti e partecipi al progetto Diventa Blogger con il quale potrai pubblicare i tuoi articoli liberamente e senza censura
Il sito e i suoi contenuti sono rilasciati sotto Licenza Creative Commons eccetto dove specificato diversamente.

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità editoriale ma solo sulla base dei contenuti inviati dagli utenti in modo autonomo.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia IA e la creatività di autori indipendenti.

Le immagini video e contenuti sono liberamente tratti dal web e dai rispettivi siti originali,
per chiedere rimozioni o aggiornamenti contattare la redazione

Per contatti info [@] lacronacadiroma.it

Copyright@2018-2025