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La Vita di Bud Spencer Raccontata dal Figlio Giuseppe Pedersoli

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La Vita di Bud Spencer Raccontata dal Figlio Giuseppe Pedersoli

La Famiglia di Bud Spencer

Giuseppe Pedersoli, sceneggiatore e produttore di 62 anni, è uno dei tre figli di Bud Spencer. Bud Spencer e sua moglie Maria Amato hanno avuto tre figli: Cristiana, Diamante e Giuseppe. In un’intervista al Corriere della Sera, Giuseppe ha offerto uno sguardo intimo sulla vita del celebre attore, noto per la sua imponente presenza fisica e il cuore grande.

Un Uomo Forte e Gentile

Bud Spencer, il cui vero nome era Carlo Pedersoli, era alto 1,92 metri e inizialmente pesava 120 chili, un peso che salì a 165 chili durante la sua carriera. Nonostante la sua mole, era descritto come agile e leggero, capace di muoversi con grazia nel camminare e danzare. Con il suo sorriso rassicurante e le mani protettive, Bud Spencer incuteva più un senso di sicurezza che di timore.

Una Vita Lontano da Casa

Bud Spencer era spesso lontano dal focolare domestico a causa dei suoi numerosi impegni cinematografici. Quando riusciva a tornare, compensava la sua assenza con numerosi regali per la famiglia. Il successo era arrivato in maniera repentina, e con esso anche preoccupazioni per la sicurezza della famiglia, in un’epoca in cui i rapimenti erano frequenti.

Una Dieta Extraordinaria

Giuseppe ha rivelato che suo padre non seguiva diete particolari, anzi, amava portare con sé provviste di spaghetti, olio e pomodori ovunque andasse. Ha raccontato un episodio in cui Bud Spencer condisse gli spaghetti con i cornflakes. La sua passione per la pasta era così grande che poteva mangiarne fino a 2 kg in un solo pasto.

Rapporto con Terence Hill

La relazione tra Bud Spencer e Terence Hill non era solo una collaborazione sul set. Giuseppe ha sottolineato che, nonostante la loro timidezza fuori dal set, nelle scene i due attori trovavano un’armonia perfetta. Ricorda un’ultima spaghettata tra i due, a testimonianza della loro lunga e sincera amicizia.

Un Saluto Speciale

Bud Spencer lasciò questo mondo con una sola parola: “Grazie”. Anche se è passato molto tempo dalla sua scomparsa, Giuseppe Pedersoli conclude dicendo che la presenza del padre è ancora viva nel cuore della famiglia. Bud Spencer continua a essere un membro importante, quasi tangibile, della famiglia stessa.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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