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Morti sul Lavoro: la tragica morte di Anila fa muovere le istiuzioni

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Morti sul Lavoro

Morti sul Lavoro- In un oscuro susseguirsi di tragedie sul lavoro, il Paese è nuovamente scosso da un evento terribile che richiama gli orrori del passato industriale.

Anila Grishaj, una giovane operaia di 26 anni impiegata in un’industria alimentare a Pieve di Soligo, ha perso la vita in un incidente macabro. La sua testa è rimasta incastrata in una macchina industriale, subendo lo schiacciamento fatale delle vertebre cervicali.

La morte di Anila Grishaj non è un caso isolato: nello stesso periodo, Stefano Polletti, un uomo di 59 anni, è stato travolto da una ruspa mentre lavorava in un cantiere a Ravenna. Questi tragici eventi si sommano a una serie di decessi sul lavoro che hanno superato le mille vittime nell’ultimo anno, delineando uno scenario allarmante per la sicurezza dei lavoratori.

Morti sul Lavoro- La precaria situazione emerge attraverso spazi a rischio non delimitati, macchinari non conformi e l’assenza o l’inadeguatezza dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).

Questa normalità deve terminare immediatamente, poiché un altro giovane lavoratore è rimasto gravemente ferito in provincia di Udine, coinvolto in un incidente con un mezzo in manovra, mentre un manutentore in Trentino è rimasto gravemente ustionato da un’esplosione di caldaia.

Organizzazioni come USB e Rete Iside, insieme ad altre forze politiche e sociali, stanno promuovendo una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sul lavoro.

Questa legge mira a diventare un deterrente contro coloro che considerano le misure di sicurezza un costo superfluo. La raccolta firme è in corso, e la partecipazione attiva di iscritti, militanti e attivisti è cruciale per portare la questione in Parlamento e porre fine a questa strage sul lavoro.

 

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